venerdì 17 febbraio 2017

Svelato l’interno della piramide romboidale grazie ai raggi cosmici

Per la prima volta, la struttura interna di un’antica piramide egizia è stata rivelata usando particelle cosmiche. L’innovativa tecnologia è stata applicata alla piramide romboidale, un monumento di 4.500 anni così chiamato per via della diversa inclinazione delle facce a metà altezza.

 La piramide romboidale (Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)

Secondo i ricercatori, che hanno presentato i loro risultati al Cairo a Khaled El-Enany, Ministro delle Antichità, e all’ex Ministro Mamdouh El-Damaty, il risultato è “eccellente” poiché mostra l’interno del monumento visto come coi raggi X.
La tecnologia si basa sui muoni, particelle cosmiche che piovono permanentemente e naturalmente sulla Terra, che possono penetrare qualunque materiale molto in profondità.
Una sezione 3D della piramide romboidale (Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)
– Muografia di una piramide
Questa è la prima di quattro piramidi ad essere studiate nell’ambito dello ScanPyramids, un progetto portato avanti da un team della facoltà di ingegneria dell’Università del Cairo e dell’organizzazione Heritage, Innovation and Preservation (HIP, con base a Parigi), in collaborazione col Ministero egiziano delle Antichità. Le altre sono la Grande Piramide e la Piramide di Chefren a Giza, e la Piramide Rossa a Dahshur.
Programmato per durare un anno, il progetto usa un mix di tecnologie innovative come termografia a infrarosso, radiografia a muoni e ricostruzione 3D, con l’obiettivo di conoscere meglio il monumento e identificare la presenza di strutture interne o cavità sconosciute.

Situata nella necropole reale di Dashur, la Piramide romboidale venne costruita durante il regno del faraone Snefru (2.600 a.C. circa). È la prima con una superficie liscia, dopo numerose piramidi a gradoni.

Il monumento ha due ingressi che portano a due camere funerarie, disposte una sopra l’altra. È stato ipotizzato che il faraone Snefru giaccia dentro la piramide in una camera funeraria non ancora scoperta, ma quest’ultima ricerca potrebbe aver escluso tale possibilità. Nell’area studiata, la scansione non ha infatti rilevato alcuna altra camera, perlomeno non una grande almeno quanto la camera superiore.
L’installazione delle 40 piastre nella camera inferiore (Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)
fig 5 laboratorio del Grande Museo Egizio
Le pellicole sono state sviluppate in un laboratorio del Grande Museo Egizio e spedite all’Università di Nagoya per l’analisi (Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)
fig 6 laboratorio del Grande Museo Egizio 2
(Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)
fig 7 risultati simulazione
(Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)
«Tuttavia, si tratta di una svolta scientifica, dato che convalida il principio della muografia applicato alle piramidi egizie. Spiana la strada a nuove indagini», dice Mehdi Tayoubi, co-direttore d ScanPyramids insieme a Hany Helal, docente nella facoltà di ingegneria all’Università del Cairo ed ex Ministro dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica.
L’area studiata (Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)


– Particelle cosmiche
I risultati arrivano quattro mesi dopo che un team condotto dallo specialista Kunihiro Morishima, dell’Institute for Advanced Research dell’Università di Nagoya, in Giappone, aveva installato 40 piastre per rivelare i muoni dentro la camera inferiore della Piramide romboidale. Le piastre contengono due pellicole sensibili ai muoni che continuamente piovono sulla superficie terrestre. Arrivano dagli strati più elevati dell’atmosfera, dove sono creati dalle collisioni tra i raggi cosmici e i nuclei di atomi nell’atmosfera.
«Proprio come i raggi X passano attraverso i nostri corpi permettendoci di vedere lo scheletro, queste particelle elementari, pesanti circa 200 volte meno degli elettroni, possono passare molto facilmente attraverso qualunque struttura, persino delle rocce grandi e spesse come le montagne», dice Tayoubi.
I ricercatori possono così distinguere le cavità – dove i muoni si spostano senza problemi – dalle aree più dense dove i muoni vengono assorbiti o deviati. Il rilevamento, cominciato a gennaio 2016, è durato 40 giorni (il tempo massimo sopportato dalle emulsioni chimiche sulle pellicole dentro la piramide).
«Da queste piastre sono state analizzate oltre 10 milioni di tracce di muoni. Contiamo i muoni, e secondo la loro distribuzione agolare siamo in grado di ricostruire un’immagine», dice Tayoubi. «Per la prima volta, la struttura interna di una piramide è stata rivelata grazie a delle particelle di muoni. Le immagini ottenute mostrano chiaramente la camera superiore circa 20 metri sopra quella inferiore, dove erano state installate le piastre».
Tayoubi ha però ammesso che i dati ottenuti in 40 giorni di esposizione non sono ancora sufficienti per rilevare precisamente i corridoi conosciuti o delle cavità più piccole di quella della camera superiore. Dice: «Impariamo molto dal lavoro sul campo. Miglioriamo la nostra conoscenza dei monumenti, ma progressivamente miglioriamo anche le tecnologie. Non abbiamo fretta».

I ricercatori studieranno con la muografia altre piramidi.
La prossima sarà la Grande Piramide di Giza (o Piramide di Cheope), di cui spesso si dice aver passaggi nascosti che portano a camere segrete. In questa occasione verranno utilizzati altri due tipi di strumenti elettronici, di minore risoluzione ma senza limiti di esposizione e capaci di fornire dati in tempo reale.
                                                                                QUI IL VIDEO
Ricostruzione artistica della pioggia di muoni, e l’area rilevata con le piastre (Egyptian Ministry of Antiquities, HIP Institute and the Faculty of Engineering, Cairo University)






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