lunedì 9 gennaio 2017

Circolo Polare Antartico: l’enigma della scialuppa abbandonata sull’Isola di Bouvet

A parte il suo isolamento, non sembra esserci nulla di speciale in questo luogo freddo e desolato. Eppure, Bouvet conserva un enigma che ancora non si è riusciti a risolvere.


Se c’è un luogo che può definirsi ‘in mezzo al nulla’, questo è certamente l’isola di Bouvet, un pezzo di terra vulcanico di 50 km² situata nell’oceno Atlantico, a sudovest del Capo di Buona Speranza, disabitata e ricoperta di ghiaccio.
Bouvetøya (in norvegese) non ha porti né approdi, solo ancoraggi al largo, ed è difficile da approcciare. I ghiacciai formano uno spesso strato di ghiaccio che si affaccia con alte pareti sul mare e sulle spiagge nere di sabbia vulcanica.
Bouvet è un protettorato della Norvegia ed è nota per essere l’isola più remota al mondo, infatti la terra più vicina è l’isola Gough (Regno Unito) che si trova a 1.600 km a nord.
Dunque, a parte il suo isolamento, non sembra esserci nulla di speciale in questo luogo freddo e desolato. Eppure, Bouvet conserva un enigma che ancora non si è riusciti a risolvere.
Nell’aprile del 1964 la rompighiaccio Protector della Royal Navy HMS, raggiunse l’isola per condurre studiare una nuova formazione creata da un’eruzione vulcanica avvenuta circa 10 


anni prima.
Nei pressi di Nyrøysa, dove oggi sorge una stazione meteorologica, la spedizione, con a capo il tenente capitano Allan Crawford, si trovò di fronte a qualcosa di molto strano: una scialuppa abbandonata semi affondata in un lago ghiacciato.
I remi della scialuppa erano sulla riva, insieme ad un serbatoio di rame. Né i passeggeri della scialuppa né i loro presunti corpi sono mai stati ritrovati. Inoltre, la scialuppa non aveva nessun segno di identificazione.
Purtroppo, la squadra non ebbe molto tempo per condurre un’indagine più approfondita, ma prima di andarsene scattarono questa foto:
Da dove viene questa barca? Si tratta di una scialuppa utilizzata da qualcuno scampato al naufragio di una nave più grande? E se così fosse, dove sono andati a finire i naufraghi, dato che non sono note operazioni di salvataggio avvenute nella zona?
Certamente è da escludere la possibilità che qualcuno si sia messo a remare fino all’isola di Bouvet partendo dal pezzo di terra emerso più vicino che si trova a 1.600 km di distanza.
L’unica spiegazione plausibile è che una nave più grande si sia trovata in zona per una spedizione e che abbia inviato una squadra sull’isola con un paio di barche più piccole.
Appena arrivati a riva, è possibile che gli uomini si siano accorti che una delle barche era leggermente danneggiata, decidendo di abbandonarla a riva dopo aver esplorato l’isola e tornati sulla nave.
Benché sembri una teoria ragionevole, purtroppo non è supportata da testimonianze storiche, poiché i giornali di bordo delle varie spedizioni avvenute su Bouvetøya non riportano nulla di simile, né nessun governo del pianeta si è fatto avanti per rivendicare la proprietà della scialuppa.
Come ha notato lo storico inglese Mike Dash, il quale ha condotto diverse ricerche sul caso, nonostante le varie teorie, nessuna proposta si avvicina ad una soluzione dell’enigma dell’isola di Bouvet. Dunque, il caso è ancora aperto, candidandosi a diventare uno dei veri misteri irrisolti della storia.




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